Psicoterapia della Gestalt

“Il vero viaggio della scoperta non consiste nel trovare nuovi paesaggi,
ma nell’avere nuovi occhi”.
Marcel Proust

La parola tedesca “Gestalten” significa letteralmente “mettere in forma”; per Gestalt si intende quindi un cambiamento di prospettiva che crea una nuova forma dotata di senso.
Ognuno di noi crea costantemente delle Gestalt, ovvero diamo forma e senso alle nostre percezioni, intrecciandole alle nostre esperienze passate. Siamo continuamente colpiti da stimoli che vengono riconosciuti ed riorganizzati in modo da rispondere al nostro bisogno di costruire senso.
Nell’approccio Gestaltico il Tutto è sempre ed inevitabilmente differente dalla semplice somma delle parti. La Gestalt, intesa come costruzione percettiva non è un insieme di elementi messi casualmente in relazione, ma è qualcosa di più, è qualcosa che ha un senso specifico ed assoluto in quella determinata organizzazione.
Nella Psicoterapia della Gestalt si parte dal presupposto che anche l’individuo é qualcosa di più della semplice somma delle sue parti. Non ci si focalizza sul problema in sé (sintomo) ma sulla persona nella sua interezza, in un approccio olistico, dove Olos dal greco sta per “Intero”. Ne deriva che nel lavoro terapeutico ad orientamento Gestaltico non è sufficiente focalizzarsi su un particolare comportamento ma è essenziale averne una visione olistica che integri il comportamento stesso all’interno di una percezione più allargata, affinché possa essere osservato e analizzato come parte di un sistema più ampio.

Il risultato di una Gestalt non conclusa è uno stato di disagio. Una Gestalt si dice inconclusa quando sulla base di una percezione antica, continuiamo in modo “nevrotico” a proporre lo stesso comportamento sclerotizzato, dando luogo ad una fissazione, un blocco che non ci consente di essere realmente in contatto con noi stessi e con le nostre emozioni, non permettendoci quindi di riorganizzarci in un movimento fluido e coerente con il sentire nel qui ed ora. Il disagio in Gestalt dunque è letto come un adattamento sviluppatosi in risposta ad un pericolo percepito nel passato; un adattamento che rimane però fisso nel tempo diventando del tutto inefficacie e paralizzante allo stato attuale. Il lavoro del terapeuta è quello di facilitare il cliente a raggiungere il cambiamento che desidera fare, attraverso un lavoro di consapevolezza affiancato costantemente ad una lavoro esperienziale nel ” qui ed ora” che porta il cliente, di volta in volta, ad affinare la sua capacità di essere in contatto con il proprio “sentire” che possa a sua volta orientare il suo “agire”. In tutto il lavoro il focus non è il “perché” le cose accadano ma il “come”; la consapevolezza del come avviene qualcosa, porta in modo più fluido e spontaneo alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.

Dott.ssa Gabriella Tambone